Aveva solo 55 anni il tenore siciliano Marcello Giordani, uno dei beniamini delle sale d'opera di tutto il mondo. Un infarto lo ha colto sabato scorso nella sua casa di Augusta.
Era un personaggio che spargeva attorno a sé un alone di simpatia, di positività e di comunicatività, sia dentro sia fuori le scene, il tenore siciliano Marcello Giordani. Purtroppo una morte improvvisa lo ha tolto all'affetto della moglie e dei due figli, al'età di 55 anni, ed a quello dei appassionati di lirica che ne hanno seguito ed apprezzato la carriera artistica.
Carriera fortunatissima e piena di soddisfazioni, svoltasi nei maggiori teatri d'Italia e del mondo grazie alla finezza interpretativa, alla voce limpida e squillante, al timbro caldo ed ammaliante. Interessato a promuovere li giovani talenti, Giordani aveva varato anni fa un'accademia di canto – la Young Artist Plus – ed un concorso internazionale che portava il suo nome, la cui ultima edizione si è tenuta ad Augusta nel novembre 2015. Appena un mese fa aveva indossato, negli antichi teatri greci di Taormina e Siracusa, i panni di Calaf nella Turandot di Puccini.
Una vita artistica intensissima
Marcello Giordani era nato il 25 gennaio 1963 ad Augusta, nel Siracusano, dove ha sempre dimorato. Iniziati gli studi musicali nel 1983, a Catania prima ed a Milano poi, diede avvio alla sua carriera professionale nel 1986, quando a soli 23 anni vinse il Concorso “Belli” di Spoleto debuttandovi poi quale Duca di Mantova in Rigoletto, ruolo rimasto sempre uno dei suoi preferiti. Il primo debutto extra europeo avvenne alla Portland Opera, nel 1988, interpretando Nadir ne Les pêcheurs de perles; nello stesso anno approdò alla Scala, esibendosi quale Rodolfo ne La bohéme, altro suo ruolo d'elezione.
Di qui prese rapido avvio una carriera che lo vide esibirsi con grande successo in tutti i teatri di grande prestigio. Presentissimo in quelli italiani più importanti, ha cantato anche nelle maggiori sale di Vienna, Berlino, Londra e Parigi; ha frequentato molto anche gli USA, dove era oltremodo amato e popolare. Presente spesso all'Opera di Chicago ed quella di San Francisco, a partire dal 1993 consolidò una felice collaborazione con il Metropolitan di New York, cantandovi sino ad oggi in oltre 200 recite.
Una personalità musicale variegata
Ricchissimo il repertorio, rivolto ai ruoli di tenore lirico-leggero, ma con frequenti scorribande nei ruoli drammatici e di forza. I suoi personaggi preferiti comprendevano infatti certo Bellini (Pollione, Gualtiero, i due Arturo de La straniera e dei Puritani), così come il Donizetti di Nemorino, Edgardo, Tonio, Fernando. E poi Gounod (Faust e Roméo), Mascagni, Giordano e Leoncavallo (Turiddu, Andrea Chénier e Canio), Massenet (Werther e Des Grieux), Bizet (Don José e Nadir), Ponchielli (Gioconda) e Berlioz (Troyens, Damnation de Faust, Benvenuto Cellini). Di Rossini, solo l'Arnoldo del Guglielmo Tell.
Tanti e variegati i personaggi affrontati nel tempo, altrettanti i successi di pubblico e di critica. In ognuno d'essi sapeva trasfondere finezza psicologica, grande profondità, verosimiglianza interpretativa.
Ma la sua fortuna artistica si deve soprattutto alla frequentazione di due grandi, popolarissimi repertori operistici. Quello di Puccini, da lui affrontato nei suoi ruoli principali, da Edgar a Calaf, con squisita dedizione e risultati senz'altro eccezionali. E quello di Verdi, in cui colse grandissimi e indimenticabili successi con le figure di Foresto, Ernani, Alfredo, Duca di Mantova, Manrico, Riccardo, Alvaro, Gabriele Adorno, Arrigo, Radamés. L'Otello avrebbe potuto essere un naturale punto d'arrivo della sua evoluzione artistica in campo verdiano, che purtroppo non ci sarà a causa di una scomparsa ahimè troppo precoce.